In questo articolo parleremo di un prodotto molto interessante: la Elevation Training Mask.
Ha preso presto piede in ogni sport, in particolare negli sport che necessitano di una buona resistenza cardiaca e polmonare.
Come funziona?
Per chi non sapesse di cosa si tratta, la Elevation Training Mask è una mascherina dotata di filtri che promette di simulare l'allenamento in alta quota, con i relativi benefici per il corpo.
Questa prima affermazione già è errata. Non può simulare l'allenamento ad alta quota poiché la differenza tra l'alta quota e il livello del mare non è assolutamente nel quantitativo di ossigeno (che resta invariato) ma nella pressione atmosferica, immaginabile come la colonna d'aria che ci sovrasta e grava in ogni momento: spostandosi in quota naturalmente diminuisce la quantità d'aria della colonna e quindi la pressione.
In pratica ad alta quota l'ossigeno non è carente ma semplicemente ad una pressione parziale minore, di conseguenza diventa più difficoltosa la cessione di ossigeno dagli alveoli polmonari verso il sangue (che avviene proprio in relazione alla differenza di pressione parziale di ossigeno tra alveoli e sangue).
Quindi, in alta quota si presenta questo fattore che determina dei meccanismi da adattamento, in relazione a l'intensità dello stimolo e alla durata dello stimolo stesso.
Vediamo prima quali sono gli adattamenti misurabili in un allenamento ad alta quota.
Nel breve periodo, cioè non appena ci si ritrova sottoposti allo stimolo, abbiamo immediatamente un incremento degli atti respiratori con conseguente aumento della frequenza cardiaca massima.
Nel lungo periodo, che è ciò che interessa di più a noi, troviamo miglioramenti nell'utilizzo dei sistemi di tipo aerobico; successivamente si ottiene un aumento dei capillari e un aumento dei globuli rossi, ma per questi adattamenti bisogna aspettare circa 2-3 settimane e il relativo esercizio adeguato agli obiettivi prefissati. Bisogna anche considerare che questi benefici, in un lasso di tempo variabile dai 2-3 giorni ai 10-15 giorni, regrediscono quando si ritorna a livello del mare. Quindi l'allenamento ad alta quota è utile nel periodo immediatamente precedente ad una gara a livello del mare oppure come preparazione per una gara ad alta quota. Detto ciò, bisogna considerare anche gli svantaggi: infatti l'allenamento non può essere intenso quanto quello che si farebbe in condizioni normali e oltre tutto si rischia di perdere massa muscolare a causa della riduzione dell'assorbimento dei nutrienti. Comunque, si è provato che l'adattamento funziona nel range di 2000-3000 metri di altitudine, oltre i 3000 metri non si sono trovati miglioramenti in più degni di nota.
Torniamo alla nostra Elevation Mask: è realmente capace di simulare l'adattamento come l'allenamento ad alta quota? La risposta è SI, poiché i filtri regolabili portano il corpo in una situazione di ipossia ipossica, che, dai risultati ottenuti da studi scientifici, provoca lo stesso adattamento che porta la riduzione della pressione atmosferica.
Ma c'è da aggiungere una variabile non sottovalutabile: il TEMPO.
Mentre ad alta quota si può permanere anche nel tempo di riposo, la Elevation Training Mask non può essere indossata per lo stesso tempo; ciò porterebbe a complicazioni anche gravi. Questo vuol dire che simulare l'alta quota solo nell'allenamento non può portare gli stessi benefici dell'alta quota 24h/24h, e in alcuni casi può anche comprometterne il rendimento.
Fino a prova contraria, l'allenamento ad alta quota resta la migliore soluzione al miglioramento delle prestazioni in vista di una gara.
Questa immagine, trovata su google, c'entra poco apparentemente, ma mi ha fatto ridere perché effettivamente spesso la si vede utilizzata in contesti sbagliati e da sportivi che si allenano da poco tempo. Il mio consiglio è uno: raggiungete i vostri limiti impostando un allenamento come si deve, poi si vedrà se sarà realmente necessario l'ausilio di qualche strumento per portare più su il livello di preparazione atletica. Fatevi seguire da persone che si aggiornano, che sanno cosa è più giusto per il caso vostro, e soprattutto più salutare.
Gianmaria Petrachi